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Il libro, mantenendo uno stretto contatto con le fonti, ma nel modo più piano e accessibile anche per i "non addetti ai lavori", propone un percorso nella letteratura classica per seguire le narrazioni che gli antichi elaborarono delle loro epidemie (reali o immaginarie). Dal resoconto più "moderno", quello di Tucidide, si procede a ritroso sino all'inizio dell'Iliade, per poi passare all'Edipo tiranno di Sofocle e al poema Sulla natura delle cose di Lucrezio. Viene così offerta, accanto a una ricostruzione storica dei vari morbi, soprattutto un'analisi delle interpretazioni che essi suscitarono: con approcci anche sensibilmente diversi, ma quasi sempre riconducibili ad alcuni quesiti e motivi di fondo. Così la "peste" si fa questione etica e talora religiosa, ancor prima che biomedica, interagisce col potere e interpella molteplici saperi, per assurgere a metafora potente e polisemica, oltre che costituire un male ricorrente, per vari aspetti accostabile alla guerra. Impostazioni e chiavi di lettura che, al di là dell'enorme distanza degli scenari materiali e cognitivi, hanno ancora molto da dire per chi rifletta criticamente sulla drammatica esperienza della pandemia di Covid-19.